HOMECONTATTI english version
ATELIER
di Matilde Sartorari
Home    Mostre / Esposizioni Biografia dell'artista Collezioni Private Richiedi Valutazione Dicono di Lei
Dove siamo Cataloghi e poster Forum Registrati Aste Scegli la tua Opera   
Les atouts reconnus de SSML Gregorio VII sont son taux d'emploi extrêmement élevé, son personnel enseignant hautement qualifié et une offre croissante de formations et de replique montres pour répondre aux besoins de ses clients mondiaux.
   
 
N. Scardeoni
F. Casati
A. Mozzambani
G. Cortenova
N. Scardeoni
 
Vedi anche
 

N. Scardeoni

MATILDE SARTORARi,, QUALCOSA Dl FRESCO Chiedersi come mai l’opera di Matilde Sar­torari non appaia tra le pagine istituzionali della storia dell arte del 900 porta ad una rifles­sione onnai banale e datata: la creatività fem­minile non ha incontrato nel corso dei secoli un favore paritario alla “genialità” maschile.

 

Quando Artemisia Gentileschi, artista ba­rocca di inequivocabile levatura, è stata resu­scitata dal pensiero femminista negli anni set­tanta dalla bara di ghiaccio che ha impedito per quattrocento anni di accostare le meraviglie della sua titanica forza innovatrice, anche un critico raffinato e preparato come Roberto Lon­gli non esitò a citarla come: “l’unica donna della storia dell’arte che avesse capito qual­cosa delta pittura”... Ecco che mentre veniva riparato un mostruoso torto storico se ne apri­va un altro altrettanto mostruoso nei confronti delle “mille donne artiste” relegate.., succin­tamente, ad un rango... senza cittadinanza.

Matilde Sartorari irruppe giovanissima nel mondo della pittura del 900.

Al primo apparire delle sue sessanta impres­sioni “macchiaiole” nelle sale del “Lyceum” a Firenze, nel luglio del 1919, i critici colti alla sprovvista subito urlarono al prodigio.

Aveva solo 17 anni e con il suo “birichino” vestito alla marinara lasciò di sasso le “ornate dame” del Lyceum mortificando l’attesa di una romantica e magari più vezzosa “giulietta”.

Educatasi all’arte quasi da sè, Matilde dise­gnava magnificamente e non per pedissequa cura del particolare ma per uno straordinario intuito che le concedeva di rappresentare col piglio inipressionistico grazie a preziose sinte­si formali e coloristiche, e inesauste suggestio­ni del mondo naturale che la circondava.

Il critico d’arte Mario Tinti, de IL NUOVO DELLA SERA, a questo suo ingresso repentino e informale nel panorama dell’arte itallana, reagirà un po’ scompostarnente, dedicandole una colonna ineguagliabile per la densità delle osservazioni pregiudiziali:

“Benché sapessi che non tutte le pittrici sono “delle signore o signorine che dipingo­no”, pure non tanto spesso mi era capitato di dover ammettere alla regola del dilettantismo e della superficialità della pittura donnesca una eccezione così distinta come dinnanzi ai dipin­ti e ai disegni che la signorina Matilde Salto­rari — una pittrice non ancora diciottenne — ha esposto in una sala del Lyceum”.

Prosegue lodando cautamente le doti di spontaneità d istintività, di percezione immediata del colore e della forma della giovane pit­trice e, paternalisticamente le aggiudica... “una buona gustazione del colore’’, ma, ahimè. ecco la conclusione:
 “ La sig.na Sartorari, che è stata allieva di Francesco Gioli e studia ora con Cesare Ciani ha assimilato, specialmente dal primo di questi due ottimi maestri, non solo l ‘accento del colo­re, ma alcune caratteristiche formali, e li ha assimilati con tanta aderenza da potere indur­re a qualcuno il dubbio che le qualità siano più la conseguenza di eccezionali facoltà mimeti­che e imitative che l’espressione di una indivi­dualità. È questo il dubbio che ogni discepolo deve cercare di dissipare nella propria convin­zione oltre che in quella degli altri. Ed io vedo nei primi esperimenti di questa giovane, fuori dalla suggestione dei maestri, qualcosa di fresco, di candido, di nativo da cui potrà uscire in seguito — con la disciplina e la volontà — un definitivo carattere di artista. M.T.”

Il testo critico che ha salutato l’alba di Matilde, credo debba essere commentato e “gustato”, esemplarmente, “Lettera dopo Lettera”, per avere conferma del clima culturale che ha inibito l’ingresso di un’artista di squisito, fluente talento pittorico, fra i “grandi” della storia dell’arte italiana del 900.
Viene da pensare che il nodo fondamentale della puntigliosa rimozione dell’arte e dell’artisticità feminile, che solo il pensiero di genere poteva sciogliere, consistesse dunque in questa lapidea incapacità del “genio maschile” di recedere dal suo dominio più fertile e redditizio: la donna, tutt’al più…”musa ispiratrice”.
E’ immaginabile allora come il “nostro”, trincerato nelle sue stanze messe a soqquadro dalla rivoluzione femminista, abbia faticato a riprendersi dallo sbalordimento di fronte ad un “oggettino” che si alza e dice:
Sono soggetto, penso, creo, sono musa a me stessa”.

  Nadia Scardeoni

   
© ATELIER di Matilde Sartorari
Via Castello San Felice, 1/a - 37128 Verona - Italy
+39 045 8220015 info@matildesartorari.com
+39 335 8395009   www.matildesartorari.com